La Croce sul Catria

09/mag/2017
Andrea Pellegrini

 

“Sorga dunque sul Catria la Croce, a testimonianza perenne della nostra credenza e gratitudine” - Monsignor Raffaele Celli

 

La Croce originale fu posta il 22 agosto del 1901, ma nel 1907 venne semidistrutta e solo in parte ristrutturata, finchè nel 1963 si decise di installarne una nuova, quella che oggi svetta possente al sole caldo dell’estate e ai gelidi venti invernali. Fu proprio nel 1963, durante la realizzazione di nuovi scavi, che emerse uno straordinario reperto archeologico: una statuetta bronzea vecchia di 3000 anni. Ma partiamo dal principio, da chi e perché eresse la prima storica Croce. All’origine c’è un voto e desiderio di Papa Leone XIII che a ricordo del Giubileo del 1900 volle che sui monti e sui colli più importanti del mondo, in segno di Redenzione, si innalzassero sacre croci. Venne costituito il Comitato Internazionale per l’omaggio al Redentore; in Italia vennero scelte 20 vette, una per ogni secolo trascorso e in principio di iniziare. In questa zona fu Monsignor Raffaelle Celli di Cagli a portare avanti l’iniziativa, sacerdote piuttosto influente nella Curia Romana ricoprendo in quel tempo l’incarico di Segretario della Sacra Penitenziaria e per essere il fratello di Giulio Celli, diplomatico pontificio in mezza Europa e Segretario dell Congregazione per gli Affari Straordinari della Santa Sede (Radicchi, 2001).

Raffaele Celli iniziò a parlare e scrivere della Croce sul Catria nei primi mesi del 1900; nel tentativo di suscitare interesse sulla popolazione e promuovere la raccolta degli oboli, diffuse un bollettino bimestrale titolato appunto “La Croce del Catria”. Nel primo numero, quello di Febbraio-Marzo del 1900, Monsignor Celli scrisse che a cavallo dei due secoli i popoli cristiani sono invitati “a testimoniare con atto solenne di fede, l’affetto e la gratitudine a Cristo Redentore (…)” elevare sulle montagne “durevoli monumenti in perpetua gloria e riconoscenza al Salvatore Divino (…)”. Scrisse inoltre che l’idea di una croce sul Catria nacque all’interno dell’Associazione Giovanile Cattolica – Palestra educativa di Cagli e che al Comitato Centrale Romano “parve per l’Omaggio al Redentore essere questo monte il più acconcio e meglio rispondente al fine desiderato, pel sito ove si leva e per le grandi memorie che lo illustrano”. La collocazione geografica e l’altezza del Catria erano già caratteristiche ben note ed ebbero un ruolo probabilmente decisivo sulla scelta, quasi quanto la carica religiosa che la montagna emanava dal suo fulcro, il Monastero di Fonte Avellana. Dopo l’approvazione del progetto “Croce del Catria” e l’assegnazione a Monsignor Celli della direzione dei lavori, quest’ultimo fu davvero esplicito invitando marchigiani e umbri ad essere generosi con le offerte. Fece di più: scrisse che chi avesse dato una piccola offerta avrebbe avuto il proprio nome inciso sulla croce; che chi avesse versato 3 lire avrebbe avuto incisi sia il nome che il cognome; chi addirittura avesse offerto 4 lire avrebbe ottenuto di leggere il proprio nome, cognome e la patria. Tuttavia le allettanti promesse non bastarono in principio così che sul terzo numero de “La Croce sul Catria” Mons. Celli dovette scrivere “che non essendo stata finora messa insieme una somma bastante per compiere, se non l’opera grandiosa come fu designata, almeno un monumento degno della nostra regione si è stabilito di rimandare l’inaugurazione al Luglio del prossimo anno 1901”.


I territori attorno al Monte Catria erano un secolo fa molto povere, quindi il fallimento iniziale della raccolta degli oboli è spiegabile anche per questo effettivo limite. A conferma di questa tesi è l’adesione di migliaia di persone le cui offerte erano comprese tra le 100 lire e i 5 centesimi (Radicchi, 2001)
Fatto sta che al 1 maggio 1901 le offerte arrivarono a 5.907,88 lire, decisamente meno della metà delle 15 mila lire preventivate e occorrenti al progetto più maestoso, quello redatto da un ingegnere romano che prevedeva 20 metri di altezza, con braccia di 1,40 metri ciascuna. Il ridimensionamento della croce interessò la riduzione di due metri dell’altezza e di 50 centimetri della larghezza, ma soprattutto venne escluso il basamento, di 6 metri per lato, che nel progetto doveva contenere una cappella per celebrare la S.Messa. La croce venne fissata direttamente al suolo e ai suoi riuscirono comunque a costruire una cappellina con pareti di tavole di alluminio nelle quali poi si incisero i nomi degli oblatori (Radicchi, 2001).
Un po’ più sobria e più piccola la croce era realtà e il 22 agosto giunse il giorno dell’inaugurazione con festeggiamenti che iniziarono già il giorno prima, con illuminazione a bengala, fuochi e un faro di acetilene che rimase acceso tutta la notte sul culime della croce. Il mattino alle 9 si compì la Solenne Benedizione e poi fu celebrata la S.Messa dell’Eminentissimo Cardinale Giulio Boschi. Si calcola che almeno 2.500 persone parteciparono all’evento.
Soltanto due anni dopo Mons.Celli morì e per l’anniversario della sua tragica dipartita un’altra folla salì in suo ricordo alla croce, era il 6 agosto del 1904.
Altri 2 anni e mezzo e ancora qualcosa segnò la storia del Catria e della sua croce: il 20 febbraio del 1907 il vento e il ghiaccio spezzarono la croce facendone crollare la gran parte. Un altro fratello del defunto Raffaele Celli, don Cesare, organizzò una nuova campagna di sensibilizzazione scrivendo a tutti coloro che avevano collaborato fattivamente ed economicamente ad erigere la Croce. Ovviamente c’era un progetto di consolidamento, un Comitato Promotore (composto da un cardinale, 16 vescovi, 32 sacerdoti e 34 laici) e l’esecuzione del lavoro sarebbe stata seguita da un Comitato Esecutivo con sede a Cagli. Probabilmente la raccolta fondi non arrivò a coprire il preventivo, o forse più semplicemente la ristrutturazione non fu adeguata, tant’è che tra il 1908 e il 1910 la Croce perse le braccia, incapaci di resistere con i soli bulloni (portare una saldatrice in vetta non era evidentemente possibile) all’impeto dei fenomeni atmosferici. Nel 1911 si tentò quanto meno di adornare e dare un senso allo stipite rimasto in piedi collocando alla sommità una piccola croce di circa 2 metri, ma anche quella dovette arrendersi ad una bufera.

Ancora nel 1936, grazie alla foto dei monaci avellaniti sulla vetta e alla testimonianza scritta di un visitatore, sappiamo che nessun altro rimedio si trovò per ripristinare l’opera tant’è che egli scrisse “strugge l’animo nel vedere tanto scempio: della bella Croce, voluta e benedetta dal Papa e salutata da tanta folla di devoti rimane un inutile troncone”.
Lo scempio si è protratto per molto altro tempo e solo nel 1961, praticamente 50 anni dopo l’ultimo disastro occorso alla croce, si iniziò a parlare di un intervento serio e definitivo, certamente agevolato dalle nuove tecnologie. Lo propose il Cardinale Franscesco Roberti, nativo di Pergola, professore e scrittore di Diritto Canonico e Prefetto della Segnatura Apostolica. Vennero valutate le condizioni del traliccio esistente, compresi gli errori commessi nel progetto del 1907 e fu deciso di effettuare un restauro che comprendesse l’aggiunta del traliccio trasversale (le braccia) in posizione diversa, la raschiatura e la duplice verniciatura, la saldatura autogena di tutti i bulloni e la rimozione della cappellina (Radicchi, 2001).

Costo del restauro: 600 mila lire, escluso il trasporto dei materiali. Questa volta trovare i fondi fu molto più facile, coinvolgendo i vescovi di Umbria e Marche, i deputati e i senatori marchigiani, e i comuni limitrofi al Catria delle province di Ancona, Perugia e Pesaro-Urbino. La data della seconda inaugurazione slittò anche stavolta di un anno, a causa del lungo inverno del 1961 e perché tutti i costi non erano coperti.

Poi il tempo buono e i soldi arrivarono: ce ne fu anche per realizzare una strada che arrivasse fino alla Vernosa ed è lì che il Cardinale Roberti celebrò la S.Messa di inaugurazione. Era il 4 agosto del 1963.