Il Lupo, nemico o amico?

07/nov/2017
Edoardo Gili

L’Italia ospita da sempre una popolazione di lupo endemica, il lupo appenninico (Canis lupus italicus). Si tratta di una varietà di lupo unica della nostra penisola, più piccola rispetto ai suoi cugini europei; basti pensare che un maschio adulto difficilmente supera i 35 kg di peso e i 70 cm di altezza al garrese (il punto più alto del dorso).

Nel ‘900 ha subito una vera e propria persecuzione che lo ha portato ad estinguersi dall’arco Alpino negli anni ‘20 e in Sicilia negli anni ‘40. In seguito al secondo conflitto mondiale, è stato vittima di una ulteriore drastica decimazione, raggiungendo il minimo storico negli anni ‘70 in cui si contavano a malapena 100 esemplari, confinati nelle zone montane più impervie del centro e sud Italia. Negli anni a seguire si è assistito ad una naturale inversione di rotta dovuta a diversi fattori: la tutela e salvaguardia dell’ambiente in primis, l’aumento di corridoi ecologici e di prede, l’abbandono delle zone montane da parte dell’uomo, l’adattabilità e la resistenza che caratterizza la specie.

Nella Valle del Cesano il lupo appenninico scompare negli anni ’40. Bisogna attendere ben 20 anni prima di sentirne di nuovo parlare in seguito a sporadici avvistamenti e ritrovamenti di carcasse. Ma è solo dai primi anni ‘80 che le segnalazioni diventano sempre più costanti.

Lupi nella Valle del Cesano - Foto di Maurizio Saltarelli

Foto di Maurizio Saltarelli

Da tempo è tornato in maniera stabile in tutto l’Appennino ed ha fatto recentemente ritorno anche nelle Alpi!
In che modo? DA SOLO!

Se la cosa può sembrare incredibile in realtà non lo è. Sono animali abituati a coprire grandi distanze in brevi tempi, ed è ormai risaputo che i giovani lupi in dispersione (che abbandonano il proprio branco in cerca di un partner e di un territorio da colonizzare) siano capaci all’occorrenza anche di percorrere più di 1000 km.

Non si corre il rischio però di una sovrappopolazione in quanto i branchi possiedono in genere un territorio di 100-200 km quadrati e sono ben attenti dal difenderlo da eventuali usurpatori, anche a costo di scontrarsi sanguinosamente.

Non si registrano attacchi all’uomo in Italia da almeno 200 anni, sono animali che si tramandano di generazione in generazione le esperienze acquisite in vita e una di queste è sicuramente la paura verso l’uomo.

Cuccioli di lupo - Foto di Maurizio Saltarelli

Foto di Maurizio Saltarelli

MA QUANTI SONO QUESTI LUPI? 1500-2000?
I dati frammentari e i monitoraggi localizzati non ci permettono di poter stabilire con precisione il numero di lupi presenti attualmente in Italia, occorrerebbe un impegno collettivo e non solo iniziative di singoli, per poter fornire valutazioni più precise.

Tra il 2010 e 2011 nella provincia di Pesaro ed Urbino è stato effettuato un monitoraggio che ha visto coinvolti diversi Enti in maniera sinergica. Sull’analisi delle informazioni ottenute attraverso la conta delle tracce su neve (snow-tracking), stimolazioni vocali (wolf-howling), analisi genetiche di campioni biologici e trappole fotografiche (fototrappole) si è stimata la presenza di 9 nuclei riproduttivi distinti in tutta la Provincia, ma bisogna considerare che si tratta di dati indicativi e che il numero ha sicuramente subito dei cambiamenti negli anni a seguire.

La questione calda quando si parla di lupo è quella legata al conflitto con la zootecnia.
Di fronte al suo naturale ritorno in alcune zone da cui mancava da decenni, molti allevatori si sono trovati impreparati. Capita sempre più spesso che il lupo predi anche il bestiame domestico (pecore, vitelli, puledri, asini ecc.), soprattutto se indifeso e incustodito. Anche se va precisato che il 90% delle predazioni del lupo in Italia sono riconducibili alla fauna selvatica; addirittura uno studio condotto dallo staff Del Parco Nazionale della Majella dimostra come il 95% delle prede dei branchi locali è costituito da animali selvatici quali cinghiale, capriolo e cervo.

Il lupo - Foto di Maurizio Saltarelli

(Foto di Maurizio Saltarelli)

La convivenza è possibile, basta volerla da tutti i fronti!

Innanzitutto ci vuole maggiore sensibilizzazione e informazione riguardo alla questione, maggiore sostegno alla zootecnia (mediante per esempio rimborsi dignitosi in caso di danni causati da lupo), la messa in atto da parte degli allevatori di tutte quelle pratiche di prevenzione quali ad esempio l’utilizzo recinzioni elettrificate e cani da guardiania, che è dimostrato riducono drasticamente le predazioni, e COLLABORAZIONE e COORDINAZIONE tra tutte le parti coinvolte, sia a livello locale che nazionale!

 Il “Wolf Appennine Center” (WAC) del Parco Nazionale Dell’Appennino Tosco-Emiliano, si occupa brillantemente da anni di sostegno agli allevatori e di conservazione del lupo appenninico con ottimi risultati.

 

La soluzione non è di certo sparare

I lupi hanno dei branchi strutturati in maniera ben precisa, se si colpisce un capobranco, magari quello esperto che guida le battute di caccia e sceglie quando e come cacciare, poi tutto il branco crolla e si disgrega. Il risultato sono lupi isolati e incapacitati a cacciare prede selvatiche che potenzialmente potrebbero poi davvero prendere di mira il bestiame in maniera sistematica. Per assurdo in sostanza abbattere lupi, significherebbe rischiare di aumentare i casi di predazione su animali domestici!

 

Concludendo, possiamo considerare il lupo nostro amico, o un nemico da cui proteggersi?

In verità nessuna delle due risposte è giusta, in quanto il lupo non è altro che un elemento imprescindibile dell’ecosistema senza il quale esso crollerebbe.

Nel meraviglioso parco Nazionale di Yellowstone in Nord-America, dove il lupo mancava dal ’26, sono stati reintrodotti 14 lupi Canadesi nel 1995 con lo scopo di tener sotto controllo la popolazione di cervo locale che aveva provocato, brucando tutto senza freni, un drastico impoverimento della vegetazione a danno anche di molti animali. Il risultato è stato straordinario: i cervi hanno cambiato abitudini non frequentando più zone dove poter essere facili prede; valli sono rinate, boschi hanno ripreso vigore e gli equilibri sono stati ristabiliti, il tutto in pochi anni.

Vi consiglio di leggere “Il lupo nella Provincia di Pesaro e Urbino” di Andrea Gazzola e Lilia Orlandi, da cui ho attinto per scrivere questo articolo.

 

Ringrazio Maurizio Saltarelli per le bellissime immagini concesse in uso per l'articolo.

 

Segnalo anche due bellissimi video molto educativi: