Monte Catria, l'origine del nome

13/mar/2018
Andrea Pellegrini

La parola Catria comparve la prima volta nel 1042 e la scrisse colui che fu probabilmente il personaggio più importante vissuto su questo monte: San Pier Damiani.
Narrando la vita di San Romualdo scrisse: aliquando autem vir sanctus non longe mansit a Catria. Mentre il primo atto giuridico privato contenente la parola Catria è del 1128; trattasi di una pergamena con cui l’abate di S.Severo di Ravenna, Divizio, dona a Pietro priore del Monastero di Fonte Avellana, vari possedimenti nei pressi di Serra Sant’Abbondio. Nel descrivere una di queste terre il religioso scrisse “a primo latere predictarum rerum Mons Catria (...), qui vadit per Clandidam et ascendens in Catria qui est in primo latere”.

La spiegazione del nome Catria é visiva: come intuito dal Professor Lombardi, il massiccio presenta “due prominenze che convergono verso il basso rendendo proprio l’idea di un grande incavo, cioé una specie di grande sedia concava”. Questo aspetto si coglie chiaramente anche da molto lontano, specialmente da oriente, così che è presumibile che con buone condizioni atmosferiche la forma del Catria fosse un punto di riferimento per pellegrini, viandanti e persino antichi naviganti dato che dal largo di Fano, ma anche dall’attuale punta del molo di Pesaro, ancor oggi si distingue all’orizzonte il bicorno del massiccio del Catria. Lungo la Flaminia, oggi come nei suoi oltre 2220 anni di storia, il Catria è un punto di riferimento quasi sempre visibile se si eccettua l’area di Fossombrone dove il Monte Paganuccio (Gola del Furlo) copre la visuale. Questo naturale oscuramento del Catria non è tuttavia esistito da sempre ma ha “solo” l’età della Flaminia; in precedenza la via di comunicazione tra la costa adriatica e l’Umbria evitava il ristringimento del Furlo (cioé evitava il problema di superare gli ostacoli rocciosi posti al suo interno) e virava da Fossombrone in direzione sud-ovest, risalendo il torrente Tarugo, salendo a Molleone per poi sbucare a Cagli, come dimostrato dagli importanti ritrovamenti archeologici rinvenuti tra Isola di Fano e, appunto, Tarugo.

Il Prof. Lombardi (2003) ricorda che “le popolazioni antiche tendevano a dare il nome a un luogo secondo la ripetizione e la sedimentazione del loro immaginario nel linguaggio predominante, specie per similitudine di una cosa ad un’altra anche per una caratteristica molto pronunciata dell’ambiente naturale”. Collegato a questo aspetto vi é l’influenza della lingua tardo-greca in tutta l’area, per cui anche molti toponimo ne hanno risentito. Il gigantesco trono a cui il Catria assomigliava (e assomiglia) è trasferibile etimologicamente nei vocaboli seggio-sedia, sedile e lettiga che nella lingua grega erano codificati come “edra”. Di questa desinenza rimane una traccia pressoché immutata sul Catria ed é il Monte Tenetra, derivante da tenon (che significava oroginariamente supporto) e da etra-edra, cioé seggiola. Lo stesso dispositivo nominale verosimilmente figurava un tempo per il vocabolo latino Cathedra, italianizzato in cattedra, traducibile letteralmente in sedia più alta. Appare logico, di conseguenza, che il nome Catria possa essere la contrazione di Cathedra, in riferimento ad una naturale evoluzione linguistica e fonetica coi passaggi da Cathedra a Càthreda, a Càt(h)rida, a Càtri(d)a, e infine Càtria. Con l’avvento del cristianesimo il termine cathedra identifica la sedia vescovile, cioé quel seggio spesso decorato composto di una spalliera e di due alti braccioli sul quale era ed é esclusivo diritto del vescovo o l’arcivescovo di sedersi. Non a caso il Duomo delle città venne chiamarsi “cattedrale” proprio per la presenza in esso della cattedra episcopale.

In conclusione, se in orgine la denominazione dell’intero massiccio è nata dalla associazione di idea con una seggiola arcaica del tipo sella o lettiga (edra), nell’alto medioevo viene posta in evidenza la vetta più alta (cathedra) configurandola come seggio episcopale o papale su spinta della dominazione ecclesiastica di Roma e della presenza in loco del celebre Monastero di Fonte Avellana.