Il Bronzetto votivo del Monte Catria

25/ott/2018
Eleonora Guerra

Siete mai saliti sulla sommità del Monte Catria?
Se la risposta è affermativa, sapete di cosa sto parlando, se ancora non avete vissuto questa stupenda avventura, non vi resta che incamminarvi.

Intendo fino alla Croce, lì dove fu ritrovato il Bronzetto votivo di cui raccontiamo oggi...
La tua escursione può battere comode strade o percorrere tortuosi e suggestivi sentieri, persi nei boschi di abeti, faggi e lecci, attraversando prati di ranuncoli brillanti, di timidi bucaneve, di teneri mughetti che, come tante campanelle, oscillano nella brezza, fra orchidee e genziane.

Magari prendendo la strada da Buonconsiglio-Colombara (frazione di Frontone), o dalla località Grotticciole (Frontone), dal monastero di Fonte Avellana (Serra Sant’Abbondio), dalla Val d’Orbia, da Chiaserna di Cantiano oppure da Acquaviva (frazione di Cagli). E durante il tragitto, in macchina finché potrete, in mountain bike o a piedi, riempitevi gli occhi dei paesaggi mutevoli del Massiccio del Catria, con la sua roccia millenaria, la natura rigogliosa, e soprattutto pensate a chi vi ha preceduto, lungo il cammino che porta fin lassù, ad un passo dal cielo.

Tra paesaggi e spiritualità sul Monte Catria

Tra paesaggi e spiritualità sul Monte Catria

Il sentiero che state percorrendo, infatti, è stato tracciato dai nostri avi che, conducevano il bestiame al pascolo, o andavano per boschi a fare legna, a raccogliere funghi, erbe o a cacciare la selvaggina che offriva la montagna.

In salita verso la vetta del Monte Catria

In salita verso la vetta del Monte Catria

Qualcuno saliva fin lassù anche per pregare, forse perché da solo, immerso in quella natura selvaggia, madre e matrigna, sentiva più forte la presenza del divino, forse perché la montagna era la Divinità stessa, o forse perché lassù, in cima, dove ora svetta quel grande simbolo della cristianità, ci si sentiva più vicini a numi del cielo, quasi da poterli toccare con mano. Di sicuro la fatica della salita, oggi come allora, era coronata dalla magnifica vista della vallata sottostante, con lo sguardo che poteva correre giù e ancora più giù, fino al mare, e lì, in quel posto magico, si potevano dimenticare le miserie della vita, gli affanni, ma anche rivolgere una muta preghiera di ringraziamento.

Probabilmente è quello che ha fatto un nostro antico antenato che è giunto fin lassù, in cima a questo magnifico monte, per sotterrare il suo tributo, il suo voto. E sì perché quando nel 1900, in occasione del Giubileo, Papa Leone XIII volle innalzare una massiccia croce di metallo sulla sommità del monte Catria, durante gli scavi per le fondamenta del piedistallo, alcuni operai rinvennero una statuetta votiva di bronzo.

Bronzetto

Bronzetto votivo ( foto Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche)

Questa, attualmente custodita al Museo Archeologico Nazionale delle Marche di Ancona e datata intorno alla metà del III secolo A. C., è alta 110 mm, pesa solo 152 gr, seppur di fattura rozza, raffigura chiaramente un omino la cui testa è sormontata da una corona, che sorregge una patera nella mano destra, nella spalla sinistra ha la clamide e una torque al collo.

La patera era una coppa usata per versare liquidi, in particolare vino o latte, sulla testa delle vittime o sull’ara prima del sacrificio rituale. Generalmente era a forma di scodella, come in questo caso, o a forma di tazza poco profonda con un’ansa come manico.
La clamide, invece, era, in epoca greco-romana, un tipo di mantello corto e leggero, orlato d'oro mentre la torque, detta anche torquis, torc o torq era un collare o un girocollo, solitamente d'oro o di bronzo, raramente d'argento, a forma di tortiglione da cui deriva il nome. Veniva usato da Celti, Sciti e altri popoli antichi e da questo particolare si è indotti a pensare che la statuetta raffiguri una qualche divinità gallica. Il nostro fedele forse proveniva dall’antica Luceoli, città umbra ai piedi del Catria, nel territorio di Cantiano, oppure da Ikuvium (o Iguvium), l’antica Gubbio, o dalla relativamente vicina Sentinum, teatro dell’epica “Battaglia delle Nazioni” del 295 A. C., dove si decisero le sorti dell’Italia del tempo, quando Etruschi, Sanniti, Galli Senoni ed Umbri, uniti, fronteggiarono la nascente potenza di Roma, e vennero sconfitti.

Forse il nostro pellegrino era scampato a questa tremenda battaglia ed era salito fin lassù per ringraziare la sua divinità, e aveva compiuto il suo rito privato, deponendo il simulacro in un posto che si riteneva sacro da tutti gli abitanti della Valle del Cesano, e da quelli del versante opposto

Il profilo del Monte Catria

Il profilo del Monte Catria

Il monte Catria, con il suo inconfondibile profilo, visibile fin dalla costa e dal mare aperto, era un punto di riferimento per i naviganti e per tutti i popoli delle vicinanze e fin dall’antichità, ha sempre goduto di una grande considerazione. Il suo nome pare derivi dalla particolare forma del massiccio, che sembra un’insellatura, o addirittura un tipo di sedia molto comune nei tempi antichi, usata da greci, etruschi, umbri, romani fino all’alto medioevo.

Salendo il Monte Catria tra suggestivi panorami fioriti

Tra paesaggi e spiritualità sul Monte Catria

Se salire sulla sommità di una montagna è sempre un’esperienza unica, arrivare fino alla croce del Catria è davvero un concentrato di emozioni. Immersi nella natura selvaggia, fra falchi che planano nel cielo, mansuete mandrie di mucche, cavalli ed asini placidi che brucano l’erba di prati rigogliosi, lo spirito si sente finalmente libero e in armonia con il creato, e, se ci si concentra bene, si percepisce ancora la presenza degli uomini e delle donne che, passo dopo passo, hanno segnato la via … proprio quella che stai percorrendo tu.

 

Fonti: Accademia nazionale dei Lincei. Classe di scienze morali, storiche e filologiche

Foto: Eleonora Guerra
Foto copertina: Andrea Stortini