Giovan Battista da Montesecco

16/ott/2017
Eleonora Guerra

Giorni fa leggendo il secondo libro della trilogia I Medici e cioè Un uomo al potere, di Matteo Strukul, incentrato principalmente sulla figura di Lorenzo de’ Medici, mi è balzato agli occhi il nome di un personaggio minore, e cioè Giovan Battista da Montesecco. Subito mi sono chiesta quanti altri Montesecco ci fossero in Italia, e da dove venisse questo cavaliere di ventura.

Così sono andata a documentarmi e … sorpresa! È il “nostro” Montesecco, cioè quello che oggi è una frazione del comune di Pergola!

Ecco chi era quest’uomo d’armi.

Verosimilmente nacque nella prima metà del XV secolo, a Montesecco, che aveva un proprio castello, ma non conosciamo il nome della sua casata o dei genitori, né la provenienza della famiglia. Sappiamo però che s’inizia a parlare di lui già nel 1469 quando, ormai affermato uomo d’armi, entra nell’esercito della Chiesa e combatte nella guerra di Rimini contro Roberto Malatesta. Per la cronaca quest’ultimo era un valente condottiero, anch’esso al soldo di Sua Santità, che quando era stato inviato a Rimini per riconquistarla in nome del papa, una volta presa la città se ne era autoproclamato signore rinnegando i patti con il pontefice. A quel punto gli fu mossa contro una guerra e nelle file dell’esercito del Papa ecco spuntare il nostro Giovan Battista da Montesecco.

Per i suoi meriti riportati sul campo di battaglia di Mulazzano, benché ferito, fu promosso e salì di grado, e gli venne affidato il comando, niente meno, del presidio di fanteria di Castel Sant’Angelo.

Nel 1474 invece, lo ritroviamo insieme al fratello Leone, a militare nelle fila di Pino Ordelaffi a Città di Castello, dove, con una squadra di valorosi uomini d’arme e soprattutto al fianco di Girolamo Riario, combatté Niccolò Vitelli.

Nel complicato scacchiere che era l’Italia del tempo, si destreggiava fra guerre e battaglie, al soldo dell’uno o dell’altro signorotto (anche se, in pratica, era stipendiato dal pontefice e ne eseguiva gli ordini), ma questo era del tutto normale per un soldato di ventura, perché faceva parte del “mestiere delle armi”, ma più di tutto gli fu fatale legarsi a un personaggio come Gerolamo Riario, perché questo decretò la sua fine.

Giovan Battista da Montesecco, disegno di Giorgio Bonacorsi

Giovan Battista da Montesecco nel disegno di Giorgio Bonacorsi

Costui era Signore di Imola e Forlì, e capitano generale della Chiesa sotto papa Sisto IV, suo zio, (al secolo Francesco Della Rovere), e da sempre era avverso alla famiglia De’ Medici di Firenze, e smaniava per rovesciare il loro dominio e prendere in mano la città. Per questo si alleò con Francesco de’ Pazzi, altro acerrimo nemico del Magnifico e della sua famiglia e, insieme con altri congiurati, tramò a lungo per attuare questi propositi. Fino a mettere in atto quella che diventerà la tristemente famosa Congiura dei Pazzi. Il Riario e il De’ Pazzi erano entrambi fiduciosi di ricevere l’approvazione del papa e cercarono anche il coinvolgimento di Francesco Salviati, arcivescovo di Pisa e cugino del Riario, che odiava i Medici per i sanguinosi fatti di Volterra. È a questo punto che entra in scena il Montesecco, reputato da tutti l’uomo giusto per portare a buon fine l’impresa. Nessuno di loro però aveva fatto i conti con gli “scrupoli di coscienza” di quest’ultimo che fin da subito si dimostra reticente, opponendo il fatto di essere un soldato del papa e chiedendosi se questi fosse a conoscenza della congiura, che prevedeva in sostanza l’assassinio dei due fratelli Giuliano e Lorenzo, in chiesa per giunta, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, durante la messa di Pasqua del 26 aprile 1478! Non si sarebbe trattata di un’ordinaria operazione militare, ma di un’uccisione a tradimento che avrebbe anche comportato un sacrilegio. La storia comunque ci dice che il Riario e il Salviati riuscirono a convincere il Montesecco, adducendo come scusa il fatto che la morte dei Medici avrebbe recato vantaggio al Riario certo, ma anche a suo zio, il Papa.

Montesecco (orologio)

I dubbi però rimanevano perché il Montesecco aveva incontrato più volte Lorenzo a Firenze e spesso avevano ragionato di buon governo; il Medici gli aveva dato preziosi consigli su come governare in Romagna e Giovan Battista, era rimasto colpito dalla cortesia e dalla saggezza del Magnifico. Le sue remore inoltre erano anche suffragate da Jacopo de’ Pazzi, incontrato all’Osteria della Campana, anche lui dubbioso sull’utilità di una soluzione così cruenta, ma anch’esso cedette alle pressioni del Salviati e del Riario.

Dopo vari tentennamenti e soprattutto cambi di programma, tutto sembrava stabilito e il Montesecco fu fatto venire da Imola con trenta balestrieri a cavallo e cinquanta fanti, con la scusa di scortare il cardinale Riario Sansoni, all’oscuro di tutto, e gli si affidò l’ingrato compito di pugnalare a morte i due fratelli. Ma all’ultimo minuto si tirò indietro e probabilmente questa fu una delle cause del parziale insuccesso della congiura. Perdendo il Montesecco, i congiurati furono costretti a trovare in tutta fretta dei sostituti e scelsero il vicario apostolico Antonio Maffei di Volterra e il prete Stefano da Bagnone, entrambi totalmente inadatti a un’impresa del genere e sorretti solo dal grande odio che provavano per i Medici.

Montesecco

Al segnale convenuto il Maffei e il Bagnone, si scagliarono su Lorenzo che riuscì a difendersi, e, seppur ferito, a mettersi in salvo, mentre Giovanni fu assalito e successivamente ucciso da Francesco de’ Pazzi. Nel parapiglia che ne seguì ci furono numerosi morti e feriti da entrambe le parti e in breve tempo i fedelissimi dei Medici si diedero alla violenza più cieca in una vera e propria caccia all’uomo, andando alla ricerca degli affiliati dei congiurati o sospetti tali, per “giustiziarli”. Giovan Battista da Montesecco e Jacopo de’ Pazzi, che avevano occupato la porta di Santa Croce per mantenere libera la via di fuga, finirono per essere sopraffatti, catturati e, in seguito, torturati come tanti altri, perché, contrariamente alle aspettative, il popolo non era insorto appoggiando la congiura, e le truppe che dovevano giungere dalla Romagna e da Arezzo in aiuto al Montesecco, fatalmente erano arrivate in ritardo.

Nel giro di poco tempo Lorenzo de’ Medici riuscì a riprendere in mano la situazione e a sedare i disordini in città, e partirono i primi processi con relative impiccagioni dei congiurati.

Prima di essere giustiziano Giovan Battista da Montesecco volle rilasciare una Confessione, redatta dal cancelliere della Repubblica Fiorentina, Bartolomeo Scala, in cui, di fatto, si possono ricostruire tutte le fasi salienti di questa ormai storica congiura.

Montesecco fu messo a morte per decapitazione, il 4 maggio 1478 dinanzi la porta del podestà di Firenze e la sua testa fu messa sulla porta stessa, come monito.

Questo soldato di ventura, uomo del suo tempo, dalla provenienza incerta, ma dalla tempra forte, morì perché, in quel momento, si era schierato dalla parte sbagliata. Di certo non sta a noi giudicare però mi piace pensare che avesse una coscienza, viste le sue remore, e soprattutto sono “orgogliosa” che fosse “uno di noi”. Suo malgrado è passato alla Storia, con la S maiuscola.

FONTI “Dizionario Biografico degli Italiani” vol. 76 (2012) di Anna Falcioni

Entrata a Montesecco