'La Mozza' di Serra Sant'Abbondio

09/mag/2017
Eleonora Guerra

Racconta la leggenda che, più di mille anni fa a Serra Sant’Abbondio, viveva un castellano malvagio e crudele, che governava il suo piccolo feudo con pugno duro e piglio da gran re, un vero despota insomma, e tutti gli abitanti del piccolo villaggio subivano le sue numerose angherie. E non mancava di applicare l’odiatissimo jus primae noctis, cioè il diritto, il suo, di passare la prima notte di nozze con le spose del paese.

A quel tempo però vivevano anche due innamorati, il giovane armigero di vent’anni Ariodante e la bellissima Rosabella, detta dalla bionda chioma, una ragazza di Liccie (l’odierna Leccia). Il loro amore era così grande tanto da sfidare i divieti e, soprattutto, la sorte! Ariodante, infatti, quando era di ronda sugli spalti del castello, era solito sgattaiolare via, facendosi coprire da un amico fidato, per andare a incontrarsi con la sua Rosabella che pascolava le pecore.

La storia andava avanti da un po’ quando un brutto giorno, il Maestro di Caccia e Pesca, anche lui innamorato della bella ma da questa respinto, scoperta la tresca, pensò bene di andarli a denunciare al Castellano. Subito quest’ultimo convocò Ariodante, il quale fu rimproverato aspramente e infine sfidato a duello, ma il Castellano che era più scaltro e abile di lui con le armi, ne ebbe presto ragione e lo uccise senza pietà.Non contento di questo, ordinò ai suoi sgherri di trovare la giovane e di ucciderla lì, dove l’avrebbero trovata.

Ignara Rosabella se ne stava pascolando il suo gregge quando, a un tratto, vide arrivare al galoppo gli sgherri del Castellano e subito si diede alla fuga. Si rifugiò nella boscaglia ma quei maledetti riuscirono a raggiungerla e, afferrata per i lunghi capelli, con un solo fendente le mozzarono la bella testa. Questa fu presa ed esposta sulle mura del castello di Serra Sant’Abbondo come monito per chi trasgrediva le leggi.

Passarono molti anni e questa storia, che veniva raccontata dalle nonne ai bambini di casa intorno al focolare la sera, divenne ben presto una favola triste e crudele.

Ma una notte di luna piena, un boscaiolo, mentre controllava la sua carbonaia, sentì in lontananza le grida di una donna che, coperta solo di un bianco velo, correva terrorizzata verso di lui, inseguita da un branco di armigeri che sembravano usciti dall’inferno. Pietrificato dalla paura, il boscaiolo vide la donna fermarsi davanti al suo fuoco di bivacco, indecisa e spaventata, ma ecco a un tratto sbucare dal nulla un altro armigero, in sella a un cavallo bianco, che veniva incontro ai due al galoppo. Senza arrestare la corsa, afferrò la donna per la vita, la issò sulla sella e con balzo attraverso le fiamme, prese il volo portandola con sé verso il cielo. Ariodante e Rosabella erano di nuovo insieme!

Da quella notte fantastica, il luogo dove Rosabella era stata decapitata fu chiamato “Colle della Mozza” ed il monte verso cui erano volati i due innamorati, “Monte Cielo”.

I luoghi teatro di questa storia fantastica sono facilmente raggiungibili: sia se si viene dalla costa che dall’entroterra, perché si trovano a circa metà strada fra Serra Sant’Abbondio, il castello della leggenda, e il monastero di Fonte Avellana. Bisogna solamente fare una deviazione e prendere per Isola Fossara-Scheggia e Pascelupo (PG), e quando la strada tornerà a spianare, lungo il crinale della collina, fra le pendici montuose, lì potrete trovare i suggestivi “Colle della Mozza” e “Monte Cielo”, un paesaggio da, è proprio il caso di dirlo, mozzare il fiato!

Se poi decideste di proseguire e ridiscendere a valle dall’altro lato della collina, non potrete far a meno di ammirare la magnifica Abbazia di Santa Maria di Sitria, di epoca romanica. Ma questa … è un’altra storia!