Il Monastero di Fonte Avellana è uno di quei posti ideali da cui partire per una lunga e spettacolare escursione. Queste mura che parlano di medioevo e di santi prodigiosi stimolano le forze giuste per affrontare l’iniziale impegnativa salita e poi già a metà strada si faranno rivedere da un’altra prospettiva e aiuteranno a ritrovare le forze necessarie per completare l’opera e raggiungere la vetta.
Il sentiero dei Carbonai prende il via in fondo al parcheggio attiguo al bar e si addentra subito nel bosco, varca la strada, e sale quasi senza tregua nella faggeta, compie diversi tornanti per ingannare la pendenza, sfiora antiche carbonaie, si avvicina a grandi rocce erratiche e dopo i due bivi, in cui manteniamo la sinistra, deve anche dribblare, a volte scavalcare, a volte quasi arrampicare alcuni tratti rocciosi, risultato di una frana della notte dei tempi sulla quale la selva è rinata forte e fiera.
L’approdo sui prati del Pluviometro fa rendere conto benissimo del grande dislivello già compiuto. Il Monastero da qui è bellissimo, tutto il grande panorama che si spinge fino alla costa e fino al Conero è bellissimo. Ma a guardare verso l’alto ci si accorge del pratone acclive che si impenna sempre più e culmina alla Croce. Non c’è segnaletica in questi pascoli ma bisogna sforzarsi di seguire le labili tracce battute dai cavalli e un po’ alla volta, zigzagando, salire fino alla strada che ci divide dalla faggeta della Vernosa.
Per prendere fiato si può seguire la strada andando a destra e al primo bivio prendere a sinistra; per non fare la strada la oltrepassiamo e allo stesso modo in cui ci siamo lasciati alle spalle il prato del Pluviometro affrontiamo in diagonale anche questo puntando sul vertice sinistro della faggeta. Se abbiamo sfruttato la strada saremo arrivati al Rifugio della Vernosa e dopo esserci passati davanti ci saremo infilati nell’oscura faggeta camminando nell’ampio sentiero che la attraversa. Arrivati dal rifugio o arrivati dal prato, quando il sentiero esce dal bosco siamo nella rampa finale, dove un po’ la pendenza, un po’ la stanchezza e il fondo ciotoloso della pista che percorriamo, rende piuttosto dura questa fase. Ricompare il Monastero, il paesaggio si allarga sempre di più, spunta una piccola croce, è quella intitolata a San Pierdamiani. Una vallicola erbosa e molto invitante è il proscenio della vetta; la Croce ci sovrasta ma non incombe, ci invita a raggiungerla, perchè è da lì che si vede il mondo. Con il favore delle condizioni meteo da quassù si vede effettivamente un bel pezzo di Italia centrale: verso nord, oltre l’Acuto, in serie Petrano, Nerone, Carpegna e appena un po’ a sinistra, l’Alpe della Luna. A nord-ovest il Monte Fumaiolo, i crinali delle Foreste Casentinesi e quelli del Pratomagno; verso ovest la sagoma piramidale è quella dell’Amiata, a sud-ovest è evidente il “panettone” del Subasio e in quella stessa direzione con un po’ di fortuna vedrete luccicare acqua, ed è quella del Lago Trasimeno.
A sud il Monte Cucco è in primo piano, in secondo piano Poggio San Romualdo e gli altri rilievi del fabrianese, ma appena dietro si stagliano i monti Sibillini e dietro a loro, se siete molto fortunati, i monti della Laga e il Gran Sasso d’Italia; a sud-est quel monte lungo la costa è il Conero e se più a est vedete anche qualcosa oltre il mare Adriatico si tratta della costa croata, e se ci sono macchie bianche è la neve sui monti Velebit. Inizia la via del ritorno: si consiglia, se non c’è nebbia e il vento non è eccessivo, di modificare almeno parzialmente il tratto tra l’uscita dalla faggeta della Vernosa e la vetta. Per farlo, scendete la rampa rivolta a nord e in pochi metri vi trovate alla sommità della vallicola erbosa percorsa prima, ma stavolta non dovete addentrarvici ma restare sulla cresta che prosegue quasi in piano verso nord nord-est; non c’è segnaletica ma la via è obbligata e anche abbastanza comoda, almeno fino a che la pendenza del terreno, sommato al ghiaino, vi costringe a fare più attenzione. Scesi da questo pendio, superati alcuni faggi adduggiati, vi ritrovate nel sentiero principale che ora va seguito andando a sinistra, dentro il bosco, per uscire di nuovo allo scoperto nei pressi del rifugio La Vernosa, che va superato e giunti alla recinzione potete abbandonare lo stradello e tagliare i tornanti passando per il prato, e lo stesso potete fare dopo aver oltrepassato lo stesso stradello più in basso.
Nel prato sottostante, dopo duecento metri serve virare a destra e quando la strada bianca compare bisogna trovare il cancello mobile e uscire dalla recinzione. Dall’altro lato della strada un sentiero scende nel bosco e a parte il primo impatto, per un po’ attraversa la faggeta senza dislivello e quando inizia a scendere con decisione significa che siete vicini all’incrocio fatto in precedenza a salire. Girate a sinistra e all’incrocio successivo si va dritti; in questo modo non si ripercorre il sentiero dei Carbonai ma in breve tempo ci si ritrovo su dei prati molto panoramici, appena sotto la bellissima Rocca Baiarda, un pezzo di calcare che sembra davvero una fortificazione. Altri prati e boschi radi, con un fondo a volte roccioso, ci accompagnano in direzione del valico della Forchetta; ad un primo bivio ignoriamo la deviazione a sinistra che ci condurrebbe a Caprile e prima del valico della Forchetta troviamo il bivio che ci fa tornare direttamente a Fonte Avellana.
Luogo di partenza: Monastero di Fonte Avellana, raggiungibile da Serra Sant’Abbondio o da Frontone andando in direzione della frazione di Caprile.
Dislivello in salita: 1021 metri
Dislivello in discesa: 1021 metri
Ore di cammino: 3,5 ore in salita, 3 ore in discesa
Altimetrie: Fonte Avellana 680 mslm, La Valle 863, bivio sent 77 1300, Pluviometro 1415, 5° km 1460 m, Fonte della Vernosa 1580 m, vetta 1701 m, Fonte della Vernosa 1580 m, bivio sent 55-77 1423, 9° km 1365, bivio sent 69 1300 m, Rocca Baiarda 1000 m, La Forchetta 850 m, Fonte Avellana 680 m.
Punti d’acqua: Fonte Avellana
Bivacchi: nessuno
Rifugi: nessuno
Lunghezza: 7 km in salita, 7 km in discesa
Difficoltà: EE